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RECENSIONE: Brighton Beach Memoirs, Frinton Summer Theatre ✭✭✭✭
Pubblicato su
25 luglio 2019
Di
pauldavies
Paul T Davies recensisce Brighton Beach Memoirs di Neil Simon, presentato come parte della stagione repertorio estiva del Frinton Summer Theatre.
Il cast di Brighton Beach Memoirs. Foto Chris Davies Photovogue Brighton Beach Memoirs Frinton Summer Theatre
24 Luglio 2019
4 Stelle
Spesso eclissato da altri drammaturghi americani del ventesimo secolo, Neil Simon ha scritto commedie argute e basate sull’osservazione che hanno superato la prova del tempo. Messo in scena a pochi passi dalla spiaggia di Frinton, Brighton Beach Memoirs è il suo dramma semi-autobiografico del 1982, il primo della “Trilogia di Eugene”, e racconta la crescita di Eugene nel 1937, con l'America che attraversa la Grande Depressione e la guerra a pochi anni di distanza. Le tensioni e il supporto della vita familiare, riuniti in una casa nell'area di Brighton Beach a Brooklyn, sono magnificamente scritti da Simon, e questa ottima produzione li porta splendidamente alla vita.
Aiuta il fatto che il cast sia così bravo. Christopher Buckley è un eccellente Eugene, catturando perfettamente l’entusiasmo di un quindicenne, gli ormoni e la pubertà, con una forte connessione con il pubblico. Le scene tra lui e il fratello maggiore Stanley, (eccellente James Mace), sono totalmente convincenti, esilaranti quando discutono di ragazze e masturbazione, toccanti quando Stanley è nei guai e l’amore e il sostegno di Eugene per suo fratello emergono. Questo è un eccellente spettacolo per donne, e Natasha Pring e Nicola Stuart-Hill abitano completamente i ruoli delle sorelle Blanche e Kate, la madre di Eugene che cerca di mantenere unita la famiglia quando qualsiasi cambiamento monetario del reddito può devastarle. Sono rimasto molto impressionato dall’interpretazione di Reginald Edward nel ruolo di Papà Jack, che ha catturato perfettamente i ritmi ebraici nel testo, ed è stato una forte guida anche dopo che Jack subisce un infarto. Come le figlie di Blanche, Laurie e Nora, Chloe Goodliffe e Antonia Rita si sono comportate bene con ruoli che, ad essere onesti, sono un po’ sottoscritti e lottano per il tempo in scena.
Quello che il regista Edward Max ha fatto particolarmente bene è catturare i momenti di crisi, permettendo alla pièce di respirare. Mentre la famiglia arriva vicina a fratturarsi, Simon ci ricorda dolcemente che, anche se rimangono insieme alla fine, i membri della famiglia polacca stanno per arrivare dopo essere sfuggiti ai nazisti, e la guerra romperà comunque questa unità. Occasionalmente c'è un po’ troppo rivolgersi al pubblico e declamare le battute, ma è un piccolo appunto. Questa è una produzione toccante, divertente, splendidamente realizzata, giocata su un eccellente design a livelli sfalsati di Beth Colley, e un perfetto tributo a Neil Simon, scomparso l’anno scorso.
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