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RECENSIONE: Ancora Alice, Teatro di Richmond ✭✭✭✭

Pubblicato su

21 settembre 2018

Di

matthewlunn

Matthew Lunn recensisce Still Alice basato sul romanzo di Lisa Genova con Sharon Small al Richmond Theatre come parte del suo tour nel Regno Unito.

Sharon Small nei panni di Alice. Foto: Geraint Lewis Still Alice

Richmond Theatre (Tour nel Regno Unito)

19 Settembre 2018

4 Stelle

Informazioni sul tour nel Regno Unito

A volte una performance arriva così coinvolgente da imprimersi nella tua memoria, un esempio di dramma come fonte di verità. La performance vincitrice dell'Oscar di Julianne Moore nell'adattamento di Still Alice del 2014, il romanzo d'esordio della neuroscienziata Lisa Genova, mi è tornata subito alla mente appena entrato a teatro. Una serata di ‘raffronto e confronto’ sembrava imminente, ma i miei sentimenti erano fuori luogo. Questa produzione, che utilizza una sceneggiatura redatta un anno prima del film, offre un'intuizione profonda sulla vita con l'Alzheimer precoce, concentrandosi unicamente sul suo effetto sull'umanità di una persona.

Eva Pope (Se Stessa), Sharon Small (Alice) e Ruth Ollman (Lydia) in Still Alice. Foto: Geraint Lewis

Alice Howland (Sharon Small) ha 50 anni e vive una vita invidiabile. È un'accademica di Harvard, con ricerche ambite dalle università di tutto il mondo, e felicemente sposata con il collega scienziato John (Martin Marquez). Suo figlio, Thomas (Mark Armstrong), sta prosperando nella sua nascente carriera legale, mentre l'unica sua fonte di insoddisfazione è la decisione di sua figlia Lydia (Ruth Ollman) di rinnegare i geni di famiglia e abbandonare l'accademia per la recitazione. Tuttavia, è preoccupata che la sua memoria la stia tradendo, e col passare dei mesi i suoi vuoti diventano sempre più allarmanti, portando a una diagnosi che le cambia la vita. Il suo deterioramento è visto non solo attraverso il suo rapporto trasformato con la famiglia, ma nel modo in cui interagisce con la propria mente, antropomorfizzata come ‘Se Stessa’ (Eva Pope), attraverso dialoghi regolari che il pubblico ascolta, ma che gli altri personaggi non percepiscono.

Sharon Small (Alice), Mark Armstrong (Thomas) e Martin Marquez (John) in Still Alice. Foto: Geraint Lewis

La ragione per cui questa adattamento funziona così bene è che l'interazione tra Alice e ‘Se Stessa’ è toccante e credibile, quando potrebbe risultare un espediente nelle mani sbagliate. Il dispositivo ci permette di vedere la disconnessione tra i sentimenti di Alice e il suo comportamento, donando grande drammaticità ai momenti in cui è infantilizzata da familiari e medici benintenzionati. Come osserva il regista, David Grindley, nelle sue note di programma, la razionalità di Alice è integrale al suo personaggio, e ‘Se Stessa’ fornisce una visione spesso straziante del suo processo decisionale, anche quando confonde e sconvolge i suoi cari. La performance di Pope è calorosa e gentile, i suoi dialoghi diventano meno loquaci e più emotivi col progredire della pièce. Tuttavia, non perde mai l'energia e la curiosità che ci ricordano la sua essenziale umanità. Questo è completato dalla performance meravigliosamente espressiva di Small, che non solo cattura la paura intensa e la frustrazione della malattia, ma anche i momenti di semplice gioia che non può portarle via.

La pièce dura 90 minuti coinvolgenti, coprendo una vasta quantità di terreno affascinante. Tuttavia, soffre leggermente di scorciatoie narrative. I momenti di esposizione possono essere un po' sconvolgenti, come quando Thomas e John si ricordano l'un l'altro la loro età, o quando Lydia e Alice riflettono su quanto tempo sia passato dall'ultima volta che si sono viste. Infatti, mentre Armstrong fa un lavoro eccellente nel ritrarre le mancanze involontarie di Thomas come figlio – le richieste ripetute a Alice di dirgli l'ora dello spettacolo di Lydia sono un capolavoro di aggressione passiva – il suo presunto legame profondo con lei riceve pochissimo tempo in scena.

Micah Balfour nei panni del dottor Davis in Still Alice. Foto: Geraint Lewis

Al contrario, il rapporto di Lydia con Alice, che diventa più empatico con il progredire della malattia, è esaminato più da vicino, e la performance di Ollman ritrae abilmente l'innocenza in declino del giovane assistente, i cui sogni personali devono essere messi da parte. Tuttavia, questo ruolo è, a volte, troppo semplificato, il conflitto tra madre e figlia e Lydia apparentemente assente agli eventi familiari, sembra più una necessità narrativa che un risultato naturale della loro relazione. Non posso, tuttavia, lodare più altamente la rappresentazione del personaggio di John, con Marquez che consegna una performance sottile che parla della lotta tra il suo stoicismo e il sentimento di perdita. Lui e Small lavorano brillantemente insieme per rappresentare non solo l'affinità intellettuale della coppia, ma anche il loro desiderio di simpatia e compagnia reciproca, che rende il viaggio di Alice così agrodolce.

Questa è un'eccellente produzione del romanzo di Lisa Genova, Still Alice, che, a differenza del film del 2014, si concentra su come l'Alzheimer a esordio precoce influisca sull'umanità del personaggio titolare, piuttosto che sui rapporti familiari. Sebbene ci siano alcune scorciatoie narrative, è una pièce coinvolgente ed empatica che rappresenta efficacemente la persona dietro la diagnosi.

PROGRAMMA DEL TOUR NEL REGNO UNITO DI STILL ALICE

 

 

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