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RECENSIONE: Occhi Chiusi Orecchie Coperte, Bunker Theatre ✭✭✭
Pubblicato su
17 settembre 2017
Di
julianeaves
Danny-Boy Hatchard e Joe Idris-Roberts in Eyes Closed, Ears Covered. Foto: Anton Belmonte Eyes Closed, Ears Covered
Bunker Theatre
16 settembre 2017
3 Stelle
Avvicinandosi alla celebrazione del suo primo anno di attività completato, questo spazio sotterraneo e contemporaneo presenta un'altra scoperta di un affascinante copione con una visione fresca e incisiva del mondo di oggi. Il regista, Derek Anderson, che ricordiamo vividamente per il suo 'Sweeney Todd' al fugace Twickenham Theatre, ha approcciato il luogo con questo progetto, un nuovo lavoro di Alex Gwyther che racconta una storia di personalità fratturate e disperate con le loro tristi e insignificanti vite. La prima metà è piuttosto reminiscente dei soldati disfunzionali di Philip Ridley, sentiamo di sapere dove siamo con loro e le loro vite cattive, brutali e brevi. Ma c'è di più. Gwyther ha più trucchi nella manica di quanto inizialmente rivela, e ci si diverte molto a scoprire come produce colpi di scena e rivelazioni sempre più bizzarre nella trama. Nelle mani capaci di Anderson, l'azione si muove con chiarezza, intrisa del coinvolgente lighting e video design di Norvydas Genys, e vivacizzata dalle esplosive esplosioni di movimento di Jonnie Riordan, mentre Jon McLeod riempie l'aria con la sua musica e il suo design sonoro. Per tutto questo, Alyson Cummins fornisce una messa in scena apparentemente innocua, un podio rialzato e contornato, incorniciato da pannelli attorno al gruppo di illuminazione.
Danny-Boy Hatchard in Eyes Closed, Ears Covered. Foto - Anton Belmonte
In questo terreno, osserviamo la progressione del cast di tre: Danny-Boy Hatchard è, apparentemente, il personaggio centrale, la cui furiosa protesta contro il mondo è interrotta da voice-over disincarnate di un intervistatore della polizia. Questo tono serio, tuttavia, è alleggerito dal suo compagno di avventure, Joe Idris-Roberts' Seb, che a sua volta è sottoposto a un'interrogazione di una natura più amichevole e meno combattiva. Poco a poco, scopriamo un viaggio che la coppia ha fatto al mare, dove poi è avvenuto qualcosa di terribile. L'introduzione di un terzo personaggio 'in azione', Lily interpretata da Phoebe Thomas, elabora e amplifica la loro situazione. Questo loro mondo severo e crudele, comunque, non è mai permesso di allontanarsi troppo, e ci ritroviamo a pensare alla durezza di Buechner o Artaud, come se fossero intrappolati e condannati a soccombere a forze che non possono né comprendere né dominare. Alla maniera di un drammaturgo classico, Gwyther ritarda lo sviluppo del suo racconto quanto più può, e il lavoro diventa un esercizio nel guardare i personaggi maltrattati andare avanti con le cose fino al punto in cui ci rendiamo conto che non possono più essere perseguiti.
Phoebe Thomas e Joe-Idris Roberts in Eyes Closed, Ears Covered. Foto: Anton Belmonte
L'impenetrabilità di gran parte dell'azione, però, rende l'esperienza piuttosto distaccata e fredda: il disorientamento intellettuale sembra trionfare sulla risposta empatica più spesso di quanto si possa desiderare. Hatchard e Thomas sono entrambi attori televisivi esperti, e portano molti dettagli minuti alle loro caratterizzazioni, mentre Idris-Roberts, recentemente uscito da RADA, ha un curriculum più 'repertoriale' (due Alan Bennetts, Shaw e un' opera rock); sanno come rendere anche il materiale più astringente 'umano', e lo sa anche il loro regista, ma Gwyther non lo rende facile per loro. In definitiva, gran parte del 'significato' superficiale del dramma appare sfuggente, oscuro, come se si fosse davvero invitati a tornare e provare a decifrare i suoi arcani viottoli. Contro questa impressione, il secondo atto in particolare ci presenta una splendida cascata di effetti teatrali che sono una delizia di per sé, non ultimo nei vertiginosi cambiamenti visivi e acustici prodotti dai circa 450 spunti nei 90 minuti o poco più di tempo di recitazione.
È affascinante da vedere e chiaramente punta verso nuovi talenti interessanti e stimolanti. Cosa possa significare tutto questo è, forse, qualcosa che solo i singoli membri del pubblico saranno in grado di decifrare.
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