RECENSIONE: Europe, Leeds Playhouse ✭✭✭✭

Jonathan Hall recensisce la pièce teatrale Europe di David Greig in scena al Leeds Playhouse.

LLadel Bryant (Billy), Dan Parr (Berlin) e Alex Nowak (Horse) in Europe. Foto: The Other Richard Europe

Leeds Playhouse

4 Stelle

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Una remota città di confine, poco più di una fabbrica, una stazione e un club. I lupi vagano per le foreste di pini circostanti, ma si avvicinano sempre più alla città. La fabbrica sta razionalizzando la sua forza lavoro e persino la stazione sta chiudendo; presto i treni da Amsterdam, Varsavia e Berlino ruggiranno senza fermarsi mentre i marciapiedi e le piazze si ricoprono di rifiuti mentre le vite e le aspirazioni degli abitanti della città degenerano in difficoltà e paura.  Una recensione del 2007 del dramma del 1994 di David Harrower, scritto in risposta alla guerra nei Balcani, diceva che la pièce non aveva perso la sua rilevanza; purtroppo erano esattamente i miei pensieri vedendo questo energico revival al Leeds Playhouse. Molti dei temi della pièce - implosione economica, atteggiamenti verso i rifugiati - trovano echi inquietanti nei titoli delle notizie attuali dominate dalla Siria, Donald Trump e Brexit.

Jo Mousley (Katia) e Robert Pickavance (Sava) in Europe. Foto: The Other Richard

Gli argomenti e le idee sono umanizzati in una collezione eclettica di personaggi; il padre e la figlia sfollati che hanno visto la loro città degenerare in declino e anarchia, e gli operai della fabbrica, espropriati e privati da una 'razionalizzazione'. C'è il ragazzo locale scaltro che ha avuto successo con i suoi traffici di valute e passaporti e la ragazza che guarda i programmi di vacanze, guarda lungo i binari e sogna una vita oltre. Tutti sono sorvegliati dal capostazione ossessionato dalla regolazione che cerca disperatamente di far rispettare regole ormai non più rilevanti e di dare un senso a un orario che non si applica più.

Questa è una pièce di idee, idee arrabbiate e rilevanti. Nella prima metà queste idee tendevano a dominare i personaggi; è stato solo nella seconda metà per me che la pièce ha realmente preso fuoco - come la stazione ferroviaria decadente - e abbiamo visto il pieno brutale impatto di questi concetti sui personaggi mentre la reazione guidava l'azione verso esiti inquietanti, esiti del tutto credibili nella Gran Bretagna del 2018.

Darren Kuppan (Morocco) e Jo Mousley (Katia) in Europe. Foto: The Other Richard

La natura pungente di questa pièce la rende perfetta per lo spazio temporaneo Pop up Space del rinominato Leeds Playhouse; i mattoni, il cemento e le travi del teatro temporaneo si integrano perfettamente nelle porte trasandate e nei binari arrugginiti della scenografia di Amanda Stoodley.

La storia è servita da un cast forte e appassionato; notevoli sono Dan Parr, nel ruolo del lavoratore di fabbrica confuso e arrabbiato tradito sia politicamente che emotivamente, e Jo Mousely nel ruolo della cinica rifugiata pronta a nascondere se stessa, i suoi ideali e le sue emozioni, facendo tutto il necessario per sopravvivere. Alex Nowak è particolarmente agghiacciante come uomo che compie il viaggio da bravo ragazzo e compagno di bevute ad assassino, del tutto plausibile e nel farlo mostra quanto è pericolosamente sottile la linea tra ordine e anarchia.

Robert Pickavance (Sava) e Joe Alessi (Fret) in Europe. Foto: The Other Richard

La regia energica di James Brining guida il complesso e sovrapposto copione di Greig e riesce a infondere ai più complessi argomenti ideologici un motore drammatico, che combatte contro qualsiasi cedimento del testo.

Tornando a casa dalla serata e vedendo notizie dominate dalla Brexit, mi ha fatto desiderare che più persone fossero disposte a spegnere programmi come ‘Love island’ e a impegnarsi con questioni e ideali contemporanei come faceva David Greig nel 1994.

Fino al 3 novembre 2018

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